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venerdì 31 gennaio 2014

In Cosa Vuole Specializzarsi?

[web's]

"In cosa vuole specializzarsi?"

Ho appena finito di conferire sulle neoplasie più frequenti del sistema nervoso centrale del bambino e su altri argomenti ancora.
Il professore ha un marcato accento milanese, suona strano da queste parti.
Occhi splendidi, di un azzurro intenso.
Pare quasi assurdo pensare che, con quella stessa tonalità d'azzurro, guardi cadaveri, lame affilate e pezzi di qualsiasi organo al microscopio.

Gli faccio un sorriso, aspetto che mi verbalizzi il ventisette partorito dopo un'ora di esame e due professori.

Rilancia, "Firmi qui".

Ci sorridiamo, ci sono anche gli altri due professori accanto.

Rispondo convinta, questo genere di domande, poste da chi già è arrivato, mi caricano sempre.
"La dermatologa oppure l'oftalmologa, per fine anno avrò deciso."

Fa un gesto compiaciuto, mi guarda attraverso le lenti senza montatura.
"Tutto molto raffinato, signorina."

"Vorrei qualcosa di estremamente settoriale. Rafforzarmi nel mio per poter dare il meglio."

Mi passa il libretto.
"Auguri, anche per la sua determinazione."

Esco.
Respiro forte.
Domani è un altro giorno.

mercoledì 22 gennaio 2014

Coltiva il tuo sguardo

[Web.]

"Se ti piacciono così tanto gli occhi, perchè non fai l'oculista?"

Sorrido, vaga. 
"Dovrei andare in Germania a studiare, in Italia tocca esse figli d'arte per avviarsi a certi ambienti."

Butto un occhio sul pc e vedo occhi, occhi di amici, amiche, conoscenti.
Siamo sempre più vuoti e i nostri occhi sono i nostri laghi, sono variopinti, ma non ci vedo più flora o fauna.

Che poi io, dal basso dei miei libri spessi mezzo chilometro e dei miei occhiali perfettini, non capisco come mai, la gente che si fa fotografare con bicchieri in mano, si arroghi il diritto di spiegarti com'è che va la vita.
Hanno gli occhi spenti, gli si riflette la cannuccia mozzata sull'iride. 

Ma forse loro, nemmeno lo sanno.

"Coltiva il tuo sguardo."

Un ultimo sguardo all'arredamento, e chi s'è visto s'è visto.
Svincolarsi dalle convinzioni, dalle pose e dalle posizioni.

giovedì 9 gennaio 2014

IlCapitaleUmano


[da "Il Capitale Umano", regia di Paolo Virzì]

"Facciamo che se passiamo l'esame, domani andiamo tutti e tre al cinema."
Noia mortale, tutta st'ematologia. Se non t'inventi un dopoesame rischi di morirci sopra stecchito.

Senonchè, oggi l'esame l'abbiamo passato, tutti e tre.

Il fotogramma che ho scelto ad apertura post non è nemmeno uno dei migliori, ma la rete passa ancora poco sul film del Virzì. 
Mi siedo nel cinema più in romano, dietro di me la Marina Ripa col botox in faccia e davanti, probabilmente, Virzì stesso, come si confà alle prime.

Probabilmente, a dirvela tutta, le due ore meglio impiegate nelle sale cinematografiche di questa mia graziosa vita.
La vicenda è una, ma viene vista dagli occhi di quattro personaggi differenti ed è strabiliante e allo stesso tempo raccapricciante il modo in cui le cose assumano via via sfumature differenti.
Il profumo dei soldi si mischia a quello dell'incenso delle scuole cattoliche della Milano bene, quello ovattato della sala proiezioni di un villino ad uno ben più pungente, quello della marja, sulle pareti di un interno in un quartiere popolare.

Occhi belli d'adolescenti-pellechiara, occhi pieni di xanax d'adulti-impegnati.

E Luca, d'un tratto, che con tutta questa storia proprio non c'entra niente. 
Sarà che alcune cose non riesco ad esprimerle bene e me le soffoco, me le vivo dentro, in sordina. 
Ma, quando l'ho visto, ho quasi pianto. 
Catarsi: i greci ci hanno costruito su pezzoni di drammaturgia. 
Io solo qualche serata, ma mi basta.


Non vi voglio rovinare niente, non preoccupatevi.
Pensate solo che in sala ci sono finita, con altri due, solo per l'ematologia.

A presto,
Astrolabia

sabato 4 gennaio 2014

AnnoNuovo,GiochiVecchi


[Melanconia - G. De Chirico]
 

"Strisciavano le loro ombre lungo i muri rossastri e scalcinati: egli seguiva, autòma. Diresse alla donna una parola che cadde nel silenzio del meriggio: un vecchio si voltò a guardarlo con uno sguardo assurdo lucente e vuoto. E la donna sorrideva sempre di un sorriso molle nell’aridità meridiana, ebete e sola nella luce catastrofica."
[Canti Orfici - Dino Campana]

"Quando studiavo neuro mi toccavo sempre i nervetti delle dita. Dì, te li ricordi?"
"non mi ricordo un cazzo, e smetti di parlarmi di nervi."

"Ok."

Guardo nel nulla del pub irlandese in cui sono finita, una lesbica ammicca, che piaccia alle donne non è una novità.

"Cerco su Google una cosa."
Cerca una sigla, nervi cranici, ancora.

"Ho conosciuto una ragazza ieri. Le ho detto che voglio perdere peso. Sai, ha detto che sto bene, che non devo dimagrire."
"Ah, credevo t'avesse detto che eri irrecuperabile."
Che le donne non mi piacciano non è nemmeno una novità.
Alcune parole cadono nel vento.
Non fai in tempo a pronunciarle che già si caricano tutte di noia.

Ridiamo, e sticazzi.
L'odore del legno e della birra forse non è italico, ma calma l'anima di tutti. O almeno, la nostra.

Vi saluto
 

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